Una lunga e saggia vita interamente dedicata ai poveri e alla giustizia. Una lunga storia per ciò che saputo trasmettere intorno a lui in termini di spiritualità, impegno sociale e culturale. Un grande profeta e maestro per molti, testimone di un Vangelo vissuto come prassi di liberazione. Se ne è andato in silenzio a 102 anni, la notte di domenica 12 luglio, fratel Arturo Paoli (la foto a lato è del fossanese Davide Dutto). Viveva in Toscana, a San Martino di Vignale, una piccola frazione in provincia di Lucca. “Giustizia” e “amore per i poveri” erano le parole che ricorrevano più frequentemente nel parlare pacato e sereno di fratel Arturo Paoli. Lo incontrai per una lunga intervista nella sede dell’associazione “Ore undici”, dove si appoggiava nelle sue trasferte romane. Era il Grande Giubileo del 2000, fratel Arturo aveva già 88 anni ma esigeva dagli interlocutori il “tu” e creava subito un clima da “vecchi amici”. Trasmetteva con il suo sguardo limpido e buono un misticismo che riusciva a trasformarsi in azione di cambiamento della realtà, supportato da profonde conoscenze e da un intelletto sempre vivo.
Una lunga e intensa vita
Nato a Lucca il 30 novembre 1912, Arturo Paoli divenne prete diocesano nel 1940 e durante la guerra, a rischio della propria vita insieme ad altri sacerdoti, operò per salvare tanti perseguitati, in particolare ebrei. Questo gli valse in seguito il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni”. Nel 1954 entrò nei Piccoli Fratelli del Vangelo, l’ordine fondato da Charles de Foucauld. Con loro fece una delle esperienze che più segnarono personalmente, un noviziato nel deserto di Algeria. In Argentina arrivò su un transatlantico nel 1960 e a Fortín Olmos, con i boscaioli, incontrò la povertà, le disuguaglianze sociali e le privazioni umane, che diventarono i temi della sua predicazione. Finì nell’elenco dei condannati a morte dal regime e fu costretto ad andare in Venezuela. Visse lunghissimi anni in Brasile, vicino alla meravigliose cascate di Foz do Igauçu, occupandosi sempre dei più poveri. Importantissima anche la sua passione per lo studio e la scrittura, con tantissimi libri e incontri pubblici che hanno formato intere generazioni. Nel 2006 fece ritorno a Lucca, presso la chiesa di san Martino in Vignale, dove proseguì, con mente lucida e parole sempre chiare, dirette e vere, la sua testimonianza.